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cantò una, e chi altra. A me piacerebbe di preferenza, indovinate mo quale? l’aver legato la brutta bestiaccia dalle tre gole, che incessantemente latrando alle porte d’inferno, introna siffattamente l’orecchie ai dannati ch’esser vorrebbero sordi.

Il buon padre Enea, veramente da quel buon uomo che egli era, turò le canne bramose con una focaccia, e il gran padre Allighieri, anima alquanto meno sofferente della troiana, con una manata di fango raccolto in fretta da terra. Dicesi che questa seconda pillola facesse il suo effetto meglio assai della prima, e che Cerbero se ne senta tuttavia impacciate le fauci, tanto che il poeta divino potrebbe dormire tranquillamente, se non fossero gli abbaiamenti de’ commentatori.

Ma più commendevole d’ogni altro modo mi sembra quello di tirare fuori del suo covaccio la sconcia belva, e costringerla, se le dura il talento, ad abbaiare all’aperto. E così fece l’antico domatore de’ giganti e de’ mostri, per cui gliene rendo lodi senza fine. In fatti con ciò ha mostrato di bene intendere ove sia la sede della malignità e dell’arroganza, ch’è appunto l’inferno, e di che principalmente si giovi, che sono appunto le tenebre e l’aura morta delle sotterranee regioni.

Riferendo, come sono solito, i fatti della mitologia a significazione moderna, ecco qui una bella lezione, e praticabile assai facilmente da chi