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il dio dell’universo„. Osiride in Egitto, Baal presso i Fenici, Sourya, Savitri o Visnù fra gli Indiani, nella Grecia a volte Bacco o Dionisio, più spesso Apollo, talora persino Giove, il benefico astro è il simbolo della forza, della vita, del calore, della luce, che egli spande a torrenti sulla terra. Gli stessi Ebrei, questo popolo privilegiato che da tempi remotissimi possedeva gli elementi della dottrina che deve rinnovare il mondo, non erano continuamente portati a confondere il Sole e gli altri astri con Iehova, del quale esprimevano la potenza?

È presso i Greci che l’Astronomia progredita riesce meglio a sostituire i vecchi dèi, subordinandoli gradatamente a un principio unico, che informa e regola tutte le cose, che è, secondo le parole attribuite a Pitagora, “il motore di tutti i secoli, l’autore immediato dei suoi prodigi e delle sue opere, il lume del cielo, il padre, la mente, l’anima del tutto„. Quanto siamo lontani dalle degradanti e paurose fantasie dell’idolatria primitiva! E come il consenso quasi universale dei poeti e dei pensatori, modificando progressivamente il concetto della divinità, prepara il trionfo della forma più elevata di monoteismo, il cristianesimo! Non senza lotta, però: tutte le teologie sono intolleranti e credono di trovare il loro punto d’appoggio nella violenza e nella persecuzione, quando loro manchi il libero consentimento delle opinioni; la condanna di Galileo per avere sostenuto la dottrina copernicana trova il suo riscontro in quella di Anassagora, reo di empietà contro Apollo, per avere affermato essere il Sole null’altro che una massa di fuoco, più grande del Peloponneso.

La filosofia greca è dunque la naturale e logica pre-