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216 | le selve |
Né l’Alighieri tuttavia di questo
Tributo io froderò, che dello Stige1125
E de’ cieli pe’ regni e su per l’ardua
Montagna dove l’anima si purga,
Sotto gli occhi leggiadri il vol discioglie
Della sua Beatrice immacolata;
Né il Petrarca, che celebra di nuovo1130
I trionfi d’amore, né colui50
Che di cento argomenti una sua tela
Pinge in dieci giornate; e quei neppure51
Che i germi arcani dell’amor ci svela;
Onde argomento d’una gloria immensa1135
A te ne viene, alma Firenze, a te
D’eletti ingegni e di tesori lieta.
E tu, che ad immortal fama sull’orme52
Del vecchio Cosmo e di tuo padre aneli
(Qual àvvi cor piú nobile del suo?),1140
Alla cui generosa ombra fidato,
Nec tamen Aligerum fraudarim hoc munere Dantem,720
Per styga per stellas mediique per ardua montis,
Pulchra Beatricis sub virginis ora, volantem;
Quique cupidineum repetit Petrarcha triumphum;
Et qui bisquinis centum argumenta diebus
Pingit; et obscuri qui semina monstrat amoris:725
Unde tibi immensae veniunt praeconia laudis,
Ingeniis opibusque potens, Florentia mater.
Tu vero aeternam, per avi vestigia Cosmi
Perque patris (quis enim pietate insignior illo?)
Ad famam eluctans, cujus securus ad umbram730