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di angelo poliziano 195

Che fieri giambi all’elegia disposa,
Che cela te sotto mentito nome,
O Clodia, e con la vigoria del verso29750
Il forte Achille preconizza, e contro
La nobiltà di Roma audace il dardo
Della satira scaglia, e con rovente
Marchio bolla di Cesare la fronte;
D’un altro figlio tuttavia si gloria,755
Emilio Macro, che sua tela ordisce30
Con tenue filo, allor che il canto piega
A descrivere uccelli, erbe, serpenti.
E Lucrezio, che, vittima d’un filtro,31
E da soverchio amor reso demente,760
Si tolse in breve di sua man la vita,
Non aveva cosí smarrito il senno
Interamente, che le arcane cause
Del mondo e la natura delle cose
Dir non potesse con divino labro;765
Dalla lima sebben dell’Arpinate




Gaudet; vulnificos elegis qui miscet iambos,
Et sub adoptivum redigit te Clodia nomen;480
Parturit et fortem forti quoque carmine Achillem;
Atque urbis proceres multo sale defricat audax,
Caesareaeque notas et inurit stigmata fronti;
Nonnihil Aemilium tamen haec quoque jactat alumnum
Texentem tenui Macrum subtegmina filo,485
Dum volucres nuineris dum gramina pingit et angues.
Nec qui philtra bibit nimioque insanus amore
Mox ferro incubuit, sic mentem amiserat omnem,
Ut non sublimi caneret Lucretius ore
Arcanas mundi causas elementaque rerum;490