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di angelo poliziano 191

Celebra; or giambi arroventati scaglia;
Or calza l’umil socco; or nel coturno
Piú grande appare; e temi svarïati680
Di poetiche forme rivestendo,
In differenti rivoli disperde
I fiumi d’Elicona. Ma si dubbia
Se maggior gloria al Tevere, possente
Dominator del mondo e delle cose,685
Arrechi della fertile Solmona
Il molle figlio, o non piuttosto sia27
Piú grande, o Roma, la vergogna tua,
Che nel getico suol quasi sepolto,
Esule e derelitto, ahi! lo lasciasti,690
Sol perché troppo amicamente forse
La cesarea fanciulla osò mirare.
Il primo aspetto delle cose ei muta
In nuove forme; in elegiaco verso
L’arte e i rimedî dell’amore canta,695




Nunc superos celebrat; nunc tristibus ardet iambis;430
Nunc humili premitur socco, nunc ille cothurno
Altior assurgit: centumque poêmataFonte/commento: Barbèra, 1867 pangens,
Dissipat in varios heliconia flumina rivos.
Sed Tiberim, dominum rerum numdique potentem,
Ambigitur, riguine tener Sulmonis alumnus435
Nobilitet magis, an vero tibi, Roma, pudori
Sit potius, getica sic semisepultus arena,
Proh dolor! exul inops, nimium quia forsan amico
Lumine caesareae spectaverit ora puellae.
Ille novas primo facies transformat ab aevo;440
Ille cupidineas versu canit impare flammas;