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184 | le selve |
D’un’alta maraviglia. E a lui da presso,
O forse innanzi (se la veneranda
Antichità non s’opponesse), canta
L’armi e il valor del grand’Eroe, Virgilio,555
Cui nel carme georgico e nel verso
Pastorale cedettero l’Ascrèo14
Pastore insieme ed il Siracusano
Spontanamente; che livor mendace
Col venefico suo dente giammai15560
Non fia che giunga a mordere; il livore
Che infin solo di Venere ai calzari
Osò detrarre, allor che della sua
Beltà compiuta a giudicar s’accinse.
Tengon dietro a costor, da lunge, l’orme565
Seguendone, quei due che i sette prenci16
Sotto Tebe chiamarono a battaglia;
Dell’Apollinea Claro, il primo, figlio,
Della Cumana Napoli il secondo:
L’uno che pure in tenera elegia570
Proximus huic autem, vel (ni veneranda senectus
Obstiterit) fortasse prior, canit arma virumque
Vergilius; cui rure sacro cui gramine pastor
Ascraeus siculusque simul cessere volentes;
Quem non tabifico mordax attingere livor350
Dente queat, livor tandem et sandalion ausus
Carpere, cum dominam asseruit sua forma Dionen.
Eccipiunt gemini procul hos longeque sequuntur
Qui septem cadmaea vocent ad moenia reges:
Hunc phoebaea Claros, cumaea Neapolis illum355
Protulit; hic elegis etiam tua funera Lyde