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di angelo poliziano 245


Pag. 184, v. 557 sgg.

Esiodo e Teocrito; il primo nato in Ascra, dove pare che il padre suo emigrasse spintovi dalla miseria; il secondo di Siracusa, discepolo di Fileta, il piú rinomato degli antichi bucolici. La critica moderna attribuisce ad Esiodo delle sedici epopee ascrittegli dalla tradizione solo il poemetto: Le Opere e i Giorni, scartando anche la Teogonia e lo Scudo d’Eracle. Intorno a Teocrito ha un lungo e pregevole studio critico-bibliografico Antonio Cipollini in Gli Idilli di Teocrito Siracusano; Hoepli, Milano, 1887.

Pag. 184, v. 560 sgg.

* Accenna alle impotenti censure mosse contro Virgilio dai malevoli, confutati, dicesi, da Asconio Pediano. E in proposito di costoro rammenta la malignità di Momo, il quale, non sapendo che appuntare nella compiuta bellezza di Venere, scappò a dire “che le scricchiolavano le scarpe, con suono stridulo e molestissimo, e che avrebbe fatto meglio a camminare scalza quale era uscita dal mare„.

Pag. 184, v. 566 sgg.

Antimaco di Claros, e Stazio di Napoli che cantarono entrambi la guerra tebana. Stazio chiude una sua Selva Eucharisticon (IV, II), celebrante un pranzo imperiale datogli da Domiziano, con questi versi:

Quel giorno, in cui felice ebbi la sorte
Teco a mensa gustar de’ sacri cibi,
Tal ricolmo di gioia a me ne venne
Dopo tempo assai lungo, e a quel simíle,
Quando in Albano, allor che le vittorie
Cantai, Signor, che riportasti invitto
Sovra l’armi germane, e contra i Daci,
La gemmata di Palla aurea corona
Mi cinse al crin la tua cesarea mano.
(Vers. di F. M. Biacca).

Pag. 185, v. 578 sgg.

Poeti argonautici: Orfeo da Crotone (scrisse l’argonautica in persona dell’antico Orfeo trace che prese parte alla