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di angelo poliziano 119

Che impune il Vate non vedrà, nell’armi
Sue glorïose comparisce; quale16
Allor che i Teucri sbaragliati avea
Col fulminar della peliaca lancia,430
Mentre co’ Greci ritornato amico
Corre vendicator d’Ettore in traccia,
Ed i miseri ahimé! nell’onda affoga
Del fiume, o via per le campagne sperde.
Sfavilla la corazza fiammeggiante,435
Il dorato cimier terribilmente
Sprigiona lampi, al ciel l’asta s’aderge,
E con l’ombra sua lunga anche una volta
Ettore impiaga: nel raggiante scudo
E la terra ed il mar scolpiti ostenta440
E il sole infaticabile e la colma
Luna e le stelle che vïaggian sopra
L’addormentato mondo. Or dunque il Vate,
Mentre cotali cose ammalïato




Phthius honoratis heros adstabat in armis;
Qualis peliaca Teucros obtriverat hasta,
Priamiden versa a Danais dum quaereret ira
Ultor, et heu fluviis miseros campisque fugaret,275
Flammeus ignescit thorax; auroque minatur
Terrifico radiatus apex; in nubila surgit
Fraxinus, et longa rursum Hectora vulnerat umbra:
Ipse ardens clypeo ostentat terramque, fretumque,
Atque indefessum solem, solisque sororem280
Jam plenam, et tacito volventia sidera mundo.
Ergo his defixus vates, dum singula visu