che accesi solcan infocate arene.
Qui, minor di sua fama, il voi raccoglie 245il drago; qui il terror del Nilo stende
per sette e sette braccia il sozzo corpo;
qui dal sonante strascino tradito
il crotalo implacabile, qui l’aspe,
e tutti i mostri suoi l’Affrica manda. 250Chi è costui che, d’alti pensier pieno,
tanta filosofia porta nel volto?
È il divin Galileo, che primo infranse
l’idolo antico, e con periglio trasse
alla nativa libertá le menti: 255novi occhi pose in fronte all’uomo, Giove
cinse di stelle; e, fatta accusa al sole
di corruttibil tempra, il locò poi,
alto compenso, sopra immobil trono.
L’altro che sorge a lui rimpetto, in vesta 260umil ravvolto e con dimessa fronte,
è Cavalier, che d’infiniti campi
fece alla taciturna algebra dono.
O sommi lumi dell’Italia, il culto
gradite dell’orobia pastorella, 265ch’entra fra voi, che le vivaci fronde
spicca dal crine e al vostro piè le sparge.
In questa a miglior geni aperta luce
il linguaggio del ver Fisica parla.
Alle dimande sue confessa il peso 270il molle cedente aere; ma stretto
scoppia sdegnoso dal forato ferro,
avventando mortifera ferita.
Figlio del sole, il raggio setti forme
all’ombre in sen, rotto per vetro obliquo, 275splende distinto nei color dell’iri.
Per mille vie torna non vario in volto;
nella dollondia man docil depone
la dipinta corona, in breve foco