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212 | alcune note |
pag. 114. A Vittorio Emanuele II: era destinato per una festa di Livorno e doveva essere cantato avanti il monumento del gran Re. La strettezza del tempo impedì al maestro di fare la musica.
pag. 129. Antìclo: questo poema in esametri fu stampato in Flegrea nell’aprile 1899. In seguito l’autore lo ridusse in versi sciolti e lo mise in Poemi conviviali.
pag. 135. Il muratore di ritorno: è ricordato il fatto di quel giovane muratore emigrato, figlio di padre alcoolizzato, tenerissimo della madre povera e lontana, che fu preso da un accesso di pazzia furiosa, e uccise, alla stazione di Milano, il giovane figlio dell’on. Zavattari, mentre cercava di frenarlo.
pag. 147. Aquila e falco: questi pochi versi furono composti dietro richiesta del Ministro dell’I. P. Gianturco per l’albo di autografi che venne offerto ai nostri Sovrani, allora principi, nelle loro nozze.
pag. 154. Romagna: questa piccola ode fu scritta per una bella cartolina disegnata dal valente scultore Tullo Golfarelli. Nel “Resto del Carlino„ che la riprodusse portava queste note dell’autore:
Groma: strumento misuratore dei campi, presso i Romani.
Pendane: festoni fatti con viti.
Il pane rude di Roma, è la pîda, pieda, piè che tutti in Romagna conoscono.