Pagina:Poesie greche.djvu/36


— 28 —

Saffo, ch’hai di vïola
     Chiome e dolce sul viso,
     Come miele, il sorriso,
     Cosa dire ti vo’,
     Che per vergogna il labbro
     Proferire non può.




Siccome augei, che vedono
     Comparire repente
     A loro innanzi l’aquila,
     Tal mi feci io temente1.




Di venti lotta sorger veggiamo;
     Qua e là s’aggira turbine d’onde,
     E con la nera nave balziamo
     Sbattuti in mezzo d’acque profonde;
     La piena avvince l’albero; il tutto
     È in pezzi: invade l’ancore il flutto2.




  1. Alceo, come Orazio, fuggì una volta o si ritrasse dal combattimento. Qui, probabiliter, dice il Bergk, il poeta parla di sè.
  2. Allegoria delle sedizioni civili imitata da Orazio nell’ode: O navis, referent in mare, te novi - Fluctus. ecc.