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AL SIGNOR

GIUSEPPE TORELLI VERONESE(c)

CHE FU DI LESBIA CORRISPONDENTE

E VERACE ESTIMATORE


SONETTO


Tu che del nome tuo stendendo vai
     Torelli il grido a le più stranie genti,
     Tu che d’Apollo amico accordar sai
     Su cetra d’or sì armonici concenti.

Tu di Parnaso onore e come mai
     Non isdegni lodar gl’incolti accenti,
     Dove punta di amor narrare osai
     A le mute foreste i miei tormenti?

Forse men basse, e men di grazia prive
     Sarìan mie rime, se il tuo dolce canto
     Sempre io potessi udir, Cigno immortale.

Ma da te lungi ahi lassa! ad altre rive
     Nemico fato già mi chiama, e il pianto
     L’ore più. dolci a ritener non vale.