Gli amici stessi, che soleano un giorno 20Fare al mio canto lusinghiero invito,
Avvampan d’ira se la man talvolta
Stendo a cercar de la mia cetra il suono;
Ne voglion pur che più co’ versi io chiami
Quella salute che mostrossi appena 25A me cortese, e poi su l’ali a volo
Sprezzando i voti miei ratta disparve.
E tu che il primo mi additasti il calle
Di gire in Pindo, e che per l’arduo monte
Reggesti i passi miei timidi e incerti, 30Tu Beltramelli(s) or sospiroso e mesto
A tacer mi condanni, e chiedi austero
Che alle Castalie Suore io dica addio.
Tu pur, tu lasci la sonante lira
Polverosa e negletta, e quella voce 35Con cui solei bear le patrie rive
Sì dolcemente che correano a stuolo
Ninfe, e Pastori ad ascoltarla intenti
Ahi! più non l’odo, o l’odo sol pietosa
Su lunghi mali miei metter querele. 40Ah se dunque il Ciel vuol ch’ai trio non veggia
Intorno a me che angosciosi affanni,
Se i cari amici anch’essi udir degg’io
Pianger solo, e lagnarsi; o dolci versi
Ite per sempre, itene lungi o Muse.