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62 | IN MORTE DI UGO BASSVILLE |
E non finí; ché tal gli sopravvenne
Per le membra immortali un brividío,
Che a quel truce pensier troncò le penne1;
Sí che la voce in un sospir morío.
- ↑ troncò le penne: Il pensiero è qui personificato. Cfr. la nota al v. 4, Sopra sé stesso.
tore all’orribile argomento del secondo canto». Mt.
CANTO SECONDO
Contenuto: Seguitando il loro viaggio, l’angelo ed Ugo giungono alle porte di Parigi nella mattina del 21 gennaio, e, chiusi in una nube, penetrano, poco dopo le nove, in questa città, atra sentina d’ogni vizio (1-79). Tutto è occupato da silenzio orrendo: mute sono le opere del giorno: si odono soltanto voci di madri che si serrano i figli al petto, e di spose che tentano su le soglie d’impedire l’uscita ai mariti (80-99). Ma invano, ché le ombre de’ Druidi vengono incitando al sangue i loro degni nepoti (100-126). E quale non è il dolore di Ugo nel vedere alzato l’orribile palco di morte e Luigi procedere, come agnello innocente, al supplizio? (127-150). Intanto Dio pesa in cielo il fato di Parigi e il regicidio fa traboccar la bilancia alla terra (151-165). In quel punto giunge Luigi al palco ferale e le ombre di quattro regicidi lo trascinano sotto la mannaia e gli mozzano il capo. Trema al gran delitto il mondo; solo i Francesi sono lieti del sangue versato e desiderosi di altro versarne (166-228). Nel mentre, l’anima di Luigi poggia all’alto e vengono ad incontrarla festosi i beati, morti per la causa del trono e della religione; ed ecco che fra esse s’apre il passo l’anima piangente di Ugo e viene a prostrarsi a’ piedi del re, che le chiede chi sia e il perché di tanto dolore (229-247).
Alle tronche parole, all’improvviso
Dolor che di pietà l’angel dipinse1,
Tremò quell’ombra e si fe’ smorta in viso;
E sull’orme cosí si risospinse
Del suo buon duca che davanti andava
Pien del crudo pensier che tutto il vinse2.
Senza far motto3 il passo accelerava,
E l’aria intorno tenebrosa e mesta
Del suo volto la doglia accompagnava.
- ↑ che di pietà l’angel dipinse: Cfr., per locuzioni consimili, Dante Inf. iv, 20; Purg. ii, 82; Petrarca P. I, canz. VI, 52 ecc. ecc.
- ↑ che tutto il vinse: Virgilio En. IV, 474: evicta dolore; Dante Inf. iii, 33: «nel duol sí vinta». Cfr. anche Inf. xxxii, 51 e Purg. v, 127.
- ↑ Senza far motto: «Un gran dolore è sempre senza parole. Il silenzio di quest’angelo che addolorato cammina dinanzi all’ombra senza far motto, rassomiglia molto a quello degli angeli di Milton, che dopo il fallo di Adamo abbandonano la guardia del paradiso terrestre, e tornano in cielo taciturni ed afflitti a recarvi la dolorosa nuova del peccato commesso. Questa comune osservazione sulla natura del dolore fe’ dire a Seneca quella nota sentenza: curae leves loquuntur, ingentes