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54 IN MORTE DI UGO BASSVILLE

     la notte il mondo, allor che diero
     60Quei duo le spalle alle romulee mura.
E nel levarsi a volo ecco di Piero
     Sull’altissimo tempio alla lor vista
     Un cherubino1 minaccioso e fiero;
Un di quei sette2 che in argentea lista
     65Mirò fra i sette candelabri ardenti
     Il rapito di Patmo evangelista3.
Rote di fiamme gli occhi rilucenti4
     E cometa che morbi e sangue adduce5
     Parean le chiome abbandonate ai venti.
70Di lugubre vermiglia orrida luce
     Una spada brandía, che da lontano
     Rompea la notte e la rendea piú truce;
E scudo sostenea la manca mano
     Grande cosí, che da nemica offesa
     75Tutto copría coll’ombra il Vaticano6;
Com’aquila7 che sotto alla difesa
     Di sue grand’ali rassicura i figli
     Che non han l’arte delle penne appresa,
E, mentre la bufera entro i covigli
     80Tremar fa gli altri augei, questi a riposo
     Stansi allo schermo8 de’ materni artigli.
Chinârsi in gentil atto ossequïoso,
     Oltre volando i due minori9 spirti

    crobio nel cap. V dei Saturnali questi due versi dell’Eneide [II, 250]: Vertitur interea coelum, et ruit oceano nox Involvens umbra magna terramque polumque; al qual concetto fa eco quest’altro pure dell’Eneide [IV, 351]: ...humentibus umbris Nox operit terras». Mt.

  1. cherubino: angelo della ottava gerarchia. Cfr. Dante Par. xxviii, 98 e segg.
  2. Un di quei sette ecc.: Apocalisse I, 12 e segg.: «E rivolto che fui, vidi sette candellieri d’oro: e in mezzo ai sette candellieri uno simile al Figliuolo dell’uomo, vestito di abito talare, e cinto il petto con fascia d’oro: ed avea nella destra sette stelle: ....le sette stelle sono i sette angeli delle chiese: e i sette candellieri sono le sette chiese». (Accenna alle sette prime chiese dell’Asia Minore, cioè a quello di Efeso, Smirne, Pergamo ecc.).
  3. Il rapito ecc.: Giovanni evangelista, che fu da Domiziano relegato nell’isola di Patmos, una delle Sporadi nel mar Egeo, come sedizioso «a causa della parola di Dio, e della testimonianza renduta a Gesú». Apocalisse I, 9.
  4. Rote ecc.: Solo questo verso è imitato dall’Apoc. (I, 14), ove del simbolo di Gesú è detto che aveva gli «occhi come fuoco fiammante» (Cfr. anche Virgilio En. VI, 300 e Dante Inf. iii, 99): il resto della bellissima descrizione è del M.
  5. E cometa ecc.: cfr. la nota al v. 45, p. 11.
  6. E scudo ecc.: «Questo scudo veramente è un po’ piú grande di quello d’Aiace, che l’avea piú grande ancora d’Achille; ma è ben piccolo a paragone di quello dell’angelo protettore di Raimondo nel canto VII della Gerusalemme, st. 82: «Grande che può coprir genti e paesi, Quanti ve n’ha fra ’l Caucaso e l’Atlante». Che diremo dell’elmo di Pallade nel quinto dell’Iliade, sufficiente a coprire un esercito tratto da cento città? La poesia ama molto di vestire le idee astratte d’immagini allegoriche o sensibili». Mt.
  7. Com’aquila ecc.: «Questa similitudine scritturale allude all’imperturbabile tranquillità della Chiesa romana nel tempo che altrove si tremava tanto al romore dell’armi francesi». Mt. Cfr. Deuteronomio XXX, 11.
  8. schermo: riparo.
  9. Minori del cherubino.