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274 LA FERONIADE

     310D’ogni parte la mente va veloce,
     E fugge e torna e slanciasi in un punto
     Dall’aurora all’occaso, e dalla terra
     Alla sfera di Giove e di Saturno1;
     Con tal prestezza si sospinse al cielo
     315La ritrosa Giunon. L’Ore custodi
     Delle soglie d’empiro2 incontanente
     Alla reina degli dei le porte
     Spalancâr dell’Olimpo, e la bionda Ebe,
     Ilare il volto e l’abito succinta,
     320Le corse incontro con la tazza in mano
     Del nèttare celeste3; ed ella un sorso
     Né pur gustò dell’immortal bevanda;
     Ché troppo d’amarezza e di rammarco
     Avea l’anima piena. Onde, con gli occhi
     325In giú rivolti e d’allegrezza privi,
     Né a verun degli dei, che surti in piedi
     Erano al suo passar fatto un saluto,
     Il passo accelerò verso i recessi
     Del talamo divino; ed ivi entrata
     330Serrò le porte rilucenti, e tutte
     Ne furo escluse le fedeli ancelle.
     Poiché sola rimase, al suo dispetto
     Abbandonossi; lacerò le bende;
     Ruppe armille e monili, e gettò lunge
     335La clamide regal, che di sua mano
     Tessé Minerva e d’auree frange il lembo
     Circondato n’avea. Né tu sicura
     Da’ suoi furori andar potesti, o sacra4
     Alla beltade inaccessibil5 ara,
     340Che non hai nome in cielo, e tra’ mortali
     Da barbarico accento lo traesti
     Cui le Muse abborrîr. Cieca di sdegno
     Ti riversò la dea: cadde e si franse
     Con diverso fragor l’ampio cristallo6,
     345Che in mezzo dell’altar sorgea sovrano
     Maestoso e superbo; e in un confusi
     N’andâr sossopra i vasi d’oro e l’urne


    vita.

  1. 313. Alla sfera di ecc.: Secondo il sistema tolemaico erano la sesta e settima sfera.
  2. 315. L’Ore custodi ecc.: cfr. la nota al v. 225, p. 105.
  3. 320. con la tazza ecc.: cfr. Omero Iliad. IV, 2. — clamide: manto.
  4. 338. o sacra ecc.: Il Parini (Mezz. 43) dice la toletta «l’ara tutelar di sua (della dama) beltade».
  5. 339. inaccessibil: Che l’abbigliatoio di Giunone fosse inaccessibilo dice anche Omero (Iliad. XIV, 166).
  6. 344. l’ampio cristallo: Di specchi gli antichi n’ebbero di diverse specie; i piú d’oro, d’argento, di bronzo, di stagno e di altri tali metalli; qualcuno anche di