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LA MUSOGONIA 105

     E in nubi avvolta di tempesta piene1
     La gran porta apparía2, donde ritorno
     224Fan gl’immortali all’immortal soggiorno.
Alla prole di Temi3, alle vermiglie
     Ore l’ingresso i fati ne fidaro,
     Pria che lor poste in man fosser le briglie
     Del carro che a Feton costò sí caro.
     Per questa di Mnemosine le figlie
     Carolando e cantando oltrepassaro,
     E bisbigliar di giubilo improvviso
     232Fêr la cittade dell’eterno riso.
Dagli alberghi di solido adamante
     Tutta de’ numi la famiglia uscía,
     E dell’empiro fervida e sonante
     Sotto i piedi immortali era la via.
     All’affollarsi, al premere di tante
     Eteree salme4 cupo si sentía
     Tremar l’Olimpo; e nel segreto petto
     240Giove un immenso ne prendea diletto.
Alle nuove del cielo cittadine
     Surse dal trono; per la man le strinse,
     E le care baciò fronti divine
     Come paterna tenerezza il vinse5.
     Poi diè lor d’oro il seggio e di reine6
     L’adornamento, e il crin di lauro avvinse,
     D’eterno lauro che d’accanto all’onda
     248Del nèttare dispiega alto la fronda.
Strada e lassú regal sublime e bianca7,

229. Per questo varco le mnemosie figlie (C. ’21).

245. E lor diè d’oro il seggio (C. ’21).

    lib. III, V. 25 e altrove". Mt.

  1. E in nubi ecc.: Il segno di Capricorno è piovoso e burrascoso. Cfr. Virgilio En. IX, 668 e Stazio Teb. VI, 423.
  2. La gran porta ecc: «Due sono, secondo i mitologi, le porte del cielo, situate una nel tropico del Capricorno, l’altra in quello del Cancro. Per la prima le anime ascendono in cielo, per la seconda discendono in terra. Perciò quella chiamasi degli dei, questa degli uomini. Ne parla Macrobio nei Saturnali, e piú eruditamente Dupuis, Origine de lous les cultes». Mt.
  3. Alla prole ecc.: «Tre erano dapprima le Ore, Eunomia, Dice, Irene. La piú antica mitologia le fa portinaie del cielo, in cui introducono a lor piacimento la nebbia e la serenità. Omero Il. lib. V. Posteriormente divennero ancelle del Sole, a cui apparecchiavano il carro e i cavalli: Iungere equos Titan velocibus imperat Horis. Ovidio Metam. II, 118. Altri ne contano nove, altri dieci.... Sette ne ha poste Guido intorno al carro del Sole nell’Aurora di Rospigliosi, e fino a ventiquattro le ha portate il Marini: «Dodici brune e dodici vermiglie». Mt.
  4. salme: cfr. la nota al v. 199, p. 16.
  5. Come ecc.: in quel modo che paterna tenerezza, vincendolo, gl’insegnò; ovvero: non appena che paterna tenerezza lo prese.
  6. reine: «Il titolo di reine è comune presso tutti i poeti a tutte le dee di primo ordine; reine sono chiamate espressamente le Muse negl’Inni orfici; e regina Calliope disse Orazio [Od. III, iv, 2], e come Musa e come la prima». Mt.
  7. Strada è lessú ecc.: «Giove per dare ad Ercole ancor bambino l’immortalità lo appressò un giorno alla poppa di Giunone mentre