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272 LA FERONIADE

     E furïando, vola al gran delubro
     Ch’unico avanza della sua nemica
     Ferma in cor d’atterrarlo, incenerirlo,
     E spegnere con esso ogni vestigio
     240Dell’abborrito culto. Armato ei pure
     D’empia face, Vulcan seguía non tardo1
     La fiera madre; e già le sacre soglie
     Calcano entrambi: dai commossi altari
     Già fugge la pietà, fugge smarrita
     245La Fede avvolta nel suo bianco velo2:
     Con vivo senso di terrore anch’esso
     Si commosse il tuo santo simulacro,
     O misera Feronia, e un doloroso
     Gemito mise (meraviglia a dirsi!3),
     250Quasi accusando d’empietade il cielo.
     Ma del figliuol di Maia, a ciò spedito,
     Non fu tarda l’aita in tanto estremo:
     E, come stella4 che alle notti estive
     Precipite labendo5 il cielo fende
     255Di momentaneo solco, e va sí ratta,
     Che l’occhio appena nel passar l’avvisa;
     Non altrimenti il dio stretto nell’ali
     Il sereno trascorse, e rilucente
     Sul vestibolo sacro appresentossi.
     260All’improvvisa sua comparsa il passo
     Stupefatti arrestâr Vulcano e Giuno,
     E si turbâr vedendosi di fronte
     Starsi ritto Mercurio, e imperïoso
     Contra il lor petto le temute serpi
     265Chinar dell’aurea verga6, e cosí dire:
     Férmati, o diva; portator son io
     Di severa ambasciata. A te comanda
     L’onnipossente tuo consorte e sire,
     Di gettar quelle faci, e invïolata
     270Quest’effigie lasciar e queste mura.
     Riedi alle stanze dell’Olimpo, e tosto:
     Ché ti si vieta andar piú lungamente

  1. non tardo: sollecito. Solita litote attica. Cfr. la nota al v. 3, p. 2.
  2. La fede ecc.: Orazio Od. I, xxxv, 21: Te Spes, et albo rara Fides colit Velata panno. La Fede s’immaginava vestita di bianco, o perché, come dice Servio (Ad. Aen. 1, 292), si trova ne’ candidi uomini, o perché le si facevan sacrifizi con mano fasciata di bianco panno, a significare che la fede dev’esser segreta.
  3. meraviglia ecc. Virgilio Geor. II, 30: mirabile dictu!
  4. come stella ecc.: Similitudine derivata da un’altra di Virgilio: cfr. En. II, 693 e segg. Cfr. anche Dante Purg. v, 37 e Par. xv, 13.
  5. labendo: scorrendo Latinismo, che usò anche il Parini Mezz., 277: «Lieve lieve per l’aere labendo, A la terra s’appressa».
  6. dell’aurea verga: del ca-