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262 | LA FERONIADE |
450E le svelte1 cittadi. Addolorata
Geme la terra, che snodar si sente
Le viscere e distrar2 le sue gran braccia.
E tu, padre di mille incliti fiumi
E di due mari nutritor, crollasti,
455O nimboso Appennin, l’alte tue cime;
E spezzata temesti la catena
Che i tuoi gioghi all’estreme Alpi congiugne;
Siccome il dí3, che, col tridente eterno
Percotendo i tuoi fianchi, il re Nettuno
460A tutta forza dall’esperio lido
Il siculo divise e in mezzo all’onde
Procida spinse ed Ischia e Pitecusa.
Pluto istesso balzò forte atterrito4
Dal suo lurido trono, e, visti intorno
465Crollar di Dite i muri e le colonne
(Ché dritto a piombo su l’inferna volta
Il tremoto ruggía), levò lo sguardo,
E vïolato dalla luce il regno
De’ morti paventò. Stupore aggiunse
470L’improvviso nitrito e calpestío
De’ suoi neri cavalli, che, le regie
Stalle intronando, inferocian da strano
Terror percossi, e le morate giubbe
E le briglie scuotean, foco sbuffando
475Dalle larghe narici; infin che desta
A quel romor Proserpina, la bella
D’Averno imperatrice (che sovente
Prendea diletto con le rosee dita
Porger loro di Stige il saporoso
480Melagrano divino), ad acchetarli
Corse, e per nome li chiamò, palpando
Soavemente di que’ feri il petto
Con le palme amorose. Uscito intanto
Era Vulcan dalla tremenda buca
485Lieto dell’opra, e con piacer crudele
Contemplava la polve e il denso fumo
Delle svelte città. Giace Mugilla5,
E la ricca di pampani e d’olivi
Petrosa Ecètra6, e la turrita Artena,
- ↑ 450. svelte: sradicate.
- ↑ 452. distrar: distaccare a forza.
- ↑ 458. Siccome il dí ecc.: Dello staccamento della Sicilia dal restante d’Italia fanno fede Plinio (II, 89), Diodoro Siculo (IV, 87), Lucano (II, 435), Virgilio (En. III, 414) ecc. ecc.
- ↑ 463. Pluto istesso ecc.: cfr. la nota al v. 405, p. 111.
- ↑ 487. Mugilla, sui monti Lepini tra Sezze e Gora.
- ↑ 489. Ecètra, su gli stessi monti, vicina
Virgilio En. VIII, 724.