Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
CANTO SECONDO | 257 |
255Che d’oro avea le sponde e lo sgabello
Di liscio cassitèro1; ove la diva
Posò l’eburnee piante, e cosí stando
Di sua venuta le cagioni espose.
E primamente lamentossi a lungo
260Dell’adultero Giove; alle cui voglie
Poco essendo la Grecia, ancor ripiena
De’ suoi muggiti e de’ suoi nembi d’oro2,
E per tante or di cigno or di serpente,
E di zampe caprigne ed altre vili
265Frodi d’amor contaminata e guasta,
Or ne venía d’Italia anco le belle
Spiagge a bruttar de’ suoi lascivi ardori,
Della moglie dimentico e del cielo.
E qui fe’ conta del fanciullo imberbe
270La mentita sembianza e i conceduti
Di Feronia complessi, e come assunta
Al concilio de’ numi era la druda;
E seguí, che per questo ella d’Olimpo
Lasciato avea le mense e le cortine
275De’ talami celesti, e che desío
Sol di vendetta la traea de’ Volsci
Vagabonda sul lido, ove già rotti
I primi sdegni avea con alta mole
D’acque coprendo le pomezie valli
280E le cittadi alla rival devote;
Ma non tutte però, ché salva alcuna
N’avean dall’onde le montagne intorno;
Quindi ben paga non andar, se tutto
Non abbatte, non guasta, non diserta
285L’abborrito paese. Or prendi, o figlio,
Dell’eterno tuo foco una favilla;
Sveglia i tremuoti che ozïosi e pigri
Dormon nel fianco di quei monti: orrendo
Apri un lago di fiamme, ardi le rupi,
290Struggi i campi e le selve; e piú non chieggo.
Intento della madre alle parole
Stava Vulcano3, ad una lunga mazza
Il cubito appoggiato; e, poi che Giuno
Al ragionar diè fine, in questi accenti
- ↑ cassitèro: stagno, metallo ch’era in gran pregio presso i Greci.
- ↑ ancor ripiena ecc.: cfr. la nota al V. 118, p. 101.
- ↑ Intento ecc.: o Vulcano è rappresentato in atto quasi conforme da Apollonio Rodio (Arg. IV, 956), allorché sta osservando il passaggio de’ Minii fra le rupi cianèe: Questo a mirar dello spianato sasso In su la vetta il
«Come a raggio di sol, che puro mei Da fratta nube...»