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232 | LA FERONIADE |
Che alla memoria di quel divo ingegno
Consacrano pietose anime belle.
E, se tanto d’onore e di cordoglio
Argomento non salda la ferita
275Che ti geme nel petto, e tuttavia
Il lacrimar ti giova, e forza cresce
Al generoso tuo dolor l’asciutto
Ciglio de’ tristi, che, alla voce sordi
Di natura e del ciel, né d’un sospiro
280Né d’un sol fiore consolâr l’estinto,
Dolce almeno ti sia, che su l’avaro
Di quell’ossa sacrate infando obblío
Freme il pubblico sdegno e fa severa
Delle lagrime tue giusta vendetta.
285Ma dove, o Musa, di sentiero uscita1
Ti tragge ira e pietà? Deh torna al riso
Del cantato giardin, torna ai profumi,
Alle fragranze, che l’erbette e i fiori
Ti esalano d’intorno. A sé ti chiama
290Principalmente ed il tuo canto aspetta
L’odorato de’ Medi arbor felice2,
Di cui non avvi piú possente e pronto
(Se fede acquista di Maron la Musa)
Medicame verun contra i veneni
295Delle dire matrigne, allor che seco
Scellerate parole mormorando
Empion le tazze di nocenti sughi.
Chioma e volto di lauro ha l’almo arbusto;
E, se diverso e vivo in lontananza
300Non gittasse l’odor, lauro saría.
Candidissimo è il fior di che s’ingemma,
Né per molto soffiar che faccia il vento
L’onor mai perde della verde fronda.
Ora etrusco limone, or cedro ed ora
305Arancio lusitan3 l’appella il vulgo,
Sotto vario sembiante ognor lo stesso.
Questa è la pianta che nel ciel creata4
- ↑ 285. Ma dove ecc.:cfr. la nota al v. 244, p. 17.
- ↑ 291. L’odorato.... arbor ecc.: Cfr. Virgilio Georg. II. 126-35. «Tutti i migliori commentatori ravvisano in questi versi descritto il cedro, benché non sappiano assegnare con certezza se Virgilio parli del cedro propriamente detto ovvero del limone o dell’arancio. Basta però che tutti questi frutti hanno tra di loro una grandissima affinità. Intorno a ciò che ne sapevano gli antichi, si consultino Teofrasto Hist. Plant. IV. 4; Plinio St. N. XII, 3; Ateneo Dipn. III, 5; Macrobio Saturn. III, 19». Mg.
- ↑ 305. lusitan: portoghese.
- ↑ 307. nel ciel creata: Il cedro si disse
il discorso inaugurale Francesco Rocchi (Bologna, tip. dell’Ancora, 1857).