Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CANTO SECONDO | 145 |
100Fu di pietoso cittadin dovere,
Fu carità di patria, a cui già morte
Cinque tiranni1 avean le forze intere.
Fine agli odi promise: e di ritorte
Fu catenata la discordia2, e tutte
105Della rabbia civil chiuse le porte3.
Fin promíse al rigore: e, ricondutte
Le mansuete idee, giustizia rise
Su le sentenze del furor distrutte.
Verace e saggia libertà promise:
110E i delirii fur queti, e senza velo
Secura in trono la ragion s’assise.
Gridò guerra: e per tutto il franco cielo
Un fremere, un tuonar d’armi s’intese
Che al nemico portò per l’ossa il gelo.
115Invocò la vittoria: ed ella scese
Procellosa su l’Istro, e l’arrogante
Tedesco al piè d’un nuovo Fabio4 stese.
Finalmente5 d’un dio preso il sembiante,
Apriti, o alpe, ei disse: e l’alpe aprissi,
120E tremò dell’eroe sotto le piante.
E per le rupi stupefatte udissi
Tal d’armi, di nitriti e di timballi6
Fragor, che tutti ne muggían gli abissi7.
Liete da lungi le lombarde valli
125Risposero a quel mugghio, e fiumi intanto
Scendean d’aste, di bronzi e di cavalli.
Levò la fronte Italia; e, in mezzo al pianto
Che amaro e largo le scorrea dal ciglio,
- ↑ 102. Cinque tiranni: «I membri del Direttorio esecutivo erano cinque; e sedevano allora Barras, l’abate Sieyès, Moulins, Roger-Ducos e Gohier; l’uno piú dell’altro incapaci di governare una nazione qual era allora la Francia». Mg.
- ↑ 103. e di ritorte ecc.: Bardo VI, 44: «La concordia rifulse, e di catene Indissolute la nemica avvinse, Franse gli empii pugnali in su l’arene Angle temprati, e l’ire tutte estinse».
- ↑ 105. «La prima bisogna di Napoleone, appena salito al consolato, fu quella di conciliare e d’ingannare i partiti, che erano al sommo della discordia; «d’indurre colla dolcezza i capi della Vandea a deporre le armi; di riformare l’amministrazione interna ch’era nel peggiore disordine: e infine di riordinare gli eserciti...». Mg.
- ↑ 117. d’un nuovo Fabio: di Gio. Vittorio Moreau (1763-1813), uno de’ piú grandi generali del tempo, che, nel 1800, preposto da Napoleone al comando dell’esercito del Reno, passò in Germania, trionfando a piú riprese del maresciallo Kray e vincendo la memoranda battaglia di Hoenlinden (2 dicembre), che condusse alla pace di Lunéville. Dopo, per invidia Napoleone, si volse a’ nemici. Qui è paragonato a Fabio Massimo, che, temporeggiando, vinse Annibale. Cfr. Livio XXX, 26 e Virgilio En. VI, 847.
- ↑ 118. Finalmente ecc.: Ne’ versi seguenti accenna alla discesa di Napoleone in Italia e alla battaglia di Marengo. Cfr. l’ode a pag. 125.
- ↑ 122. timballi: tamburi. L’usò anche il Leopardi: cfr. canz. All’It., 42. Deriva da taballo (arabo: attabl), specie d’istrumento turchesco.
- ↑ 123. gli abissi: i burroni delle
teria lingua né penna».