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CANTO PRIMO 133

     60La sua donna con seco e assai piú bella;
Qui di Bice il cantor1, qui l’altra schiera
     De’ vati amanti: e tu, cantor lodato
     D’un’altra Lesbia2, ascendi alla mia spera.
Vien, di Giove dicea l’astro lunato3:
     65Qui riposa quel grande che su l’Arno
     Me di quattro pianeti ha coronato.
Vien quegli occhi a mirar che il ciel spïarno
     Tutto quanto, e, lui visto, ebber disdegno
     Veder oltre la terra e s’oscurarno4.
70Tu, che dei raggi di quel divo ingegno
     Filosofando ornasti i pensier tui,
     Vien; tu con esso di goder se’ degno.
Ma di rincontro folgorando i sui
     Tabernacoli d’oro apriagli il sole;
     75E, vieni, ei pur dicea, resta con nui.
Io son la mente della terrea mole5,
     Io la vita ti diedi, io la favilla
     Che in te trasfuse la giapezia prole6.
Rendimi dunque l’immortal scintilla
     80Che tua salma animò7; nelle regali
     Tende rientra del tuo padre, e brilla.
D’italo nome troverai qui tali
     Che dell’uman sapere archimandriti8
     Al tuo pronto intelletto impennâr l’ali9.
85Colui10 che strinse ne’ suoi specchi arditi
     Di mia luce gli strali e fe’ parere

    terzo cerchio serra, La rividi piú bella e meno altera».

  1. 61. di Bice il cantor: Dante.
  2. 63. D’un’altra Lesbia: la Grismondi. Cfr. la nota d’introduzione. La prima Lesbia fu cantata da Catullo.
  3. 64. lunato: Giove ha quattro satelliti o lune, che scopri Galileo dal 7 al 10 gennaio 1610 e chiamò Medicea Sydera.
  4. 69. S’oscurarno: Galileo divenne, negli ultimi anni della vita, cieco.
  5. 76. la mente ecc.: l’anima della terra.
  6. 78. la giapezia prole: Cfr. la nota al v. 17, p. 46.
  7. 80. Che tua salma ecc.; «Il poeta segue la dottrina di Platone, favorevole alla poesia, il quale pensava che le anime fossero state distribuito da Dio nei pianeti, donde per opera di divinità subalterne, scendono ad informare i corpi de’ mortali: e quell’anime che avranno vissuto in terra la vita de’ giusti ritorneranno dopo la morte a rivivere nell’astro primitivo; le altre passeranno ad animare il corpo dei bruti, finché siansi interamente purgate. - Platone, lib. vii, Della repubblica». Mg.
  8. 83. archimandriti: capi, maestri.
  9. 84. Al tuo ecc.: Dante Par. xv, 54: «all’alto volo ti vesti le piume».
  10. 85. Colui ecc.: Archimede, nato a Siracusa l’anno 287 av. C., che fu, come è noto, grande matematico e fisico, e trovò per primo la quadratura della parabola e il rapporto ch’è fra il cilindro e la sfera inscritta (di sei a quattro). Quando Marcello assediò Siracusa, dicesi che Archimede con ispecchi ustori ne bruciasse le navi: certo inventò macchine da guerra, che servirono di efficace difesa agli assediati. Caduta la città in potere del vincitore romano, egli fu ucciso da soldati, che non sapevano chi fosse, mentre era immerso ne’ suoi studi: del che Marcello fu dolentissimo. Cfr. Livio XXV, 31 e Cicerone De fin. V, 19 e Verr. IV, 58. Su la sua tomba fu scolpita una sfera entro un cilindro in memoria della grande scoperta ricordata; ciò che serví a Cicerone