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112 | LA MUSOGONIA |
Stride la terra per immensa doglia.
Rimbombano le valli, e caldo e roco
Con fervide procelle il mar gorgoglia.
Vincitrice, di Giove in ogni loco
La vendetta s’aggira; e par che voglia
Sotto il carco de’ numi il gran convesso
416Slegarsi tutto dell’Olimpo oppresso.
E in cielo e in terra e tra la terra e il cielo
Tutto è vampa e ruina e fumo e polve.
Fugge smarrita del signor di Delo
La luce, e indietro per terror si volve1.
Fugge avvolta ogni stella in fosco velo,
Ed urtasi ogni sfera e si dissolve:
E immoto nell’orribile frastuono
424Non riman che del Fato il ferreo trono.
Ma coraggio non perde la terrestre
Stirpe, né par che troppo le ne caglia.
Di divelte montagne arman le destre,
E fan con rupi e scogli la battaglia.
Odonsi cigolar sotto l’alpestre
Peso le membra, e ognun fatica e scaglia.
Tre volte all’arduo ciel diero la scossa2,
432Sovra Pelio imponendo Olimpo ed Ossa.
E tre volte il gran padre fulminando,
Spezzò gl’imposti monti e li disperse,
E dalle stelle mal tentate in bando
Nel Tartaro cacciò le squadre avverse:
Nove giorni le venne in giù rotando,
E nel decimo al fondo le sommerse;
Orribil fondo d’ogni luce muto3,
440Che da perpetui venti è combattuto4.
E tanto della terra al centro scende5,
414. La vendetta passeggia, e (C. ’21).
429. Odesi cigolar (C. P.).
432. Sovra Pelio ponendo (C. ’21).
- ↑ del signor ecc.: del sole. Anche pel delitto di Atreo il sole indietro per terror si volse. Ctr. Ovidio Amor. III, xii, 39.
- ↑ Tre volte ecc.: Virgilio Georg. I, 281: Ter sunt conati imponere Pelio Ossam Scilicet, atque Ossae frondosum involvere Olimpum; Ter pater extructos disiecit fulmine montes. Cfr. anche Omero Odiss. XI, 314; Properzio II, i, 19; Ovidio Metam. I, 158 e V, 319; Fast. I, 897; Amor. II, i, 11 ecc.
- ↑ d’ogni luce muto: cfr. la nota al v. 219, p. 17.
- ↑ Che ecc.: Dante Inf. v, 30: «Se da contrari venti è combattuto».
- ↑ E tanto ecc.: «Tale è il sentimento di Esiodo, Teog., v. 720: tale ancor quello di Omero nell’ottavo dell’Iliade; ma non tale quello di Virgilio, secondo cui il Tartaro: Bis patet in praeceps tantum, tenditque sub umbras Quantus ad aethereum coeli suspectus Olympum. En.
marsi quanto quella d’Omero. Chi poi bramasse vedere fin dove in soggetto fertile può arrivare l’intemperanza d’una fantasia non castigata, legga Claudiano nella Gigantomachia». Mt.