L’annoverese impavido cavallo
E il campo colla soda unghia calpesta1.
D’altra parte sdegnosa esce del vallo 335E maestosa la gran donna ibera2
Al crudele di Marte orrido ballo;
E, scossa la cattolica3 bandiera,
In su la rupe pirenea s’affaccia,
Tratto il brando e calata la visiera; 340E la celtica putta alto minaccia,
E l’osceno berretto4 alla ribalda
Scompiglia in capo e per lo fango il caccia.
Ma del prisco valor ripiena e calda
La sovrana dell’Alpi5 in su l’entrata 345Ponsi d’Italia, e ferma tiensi e salda;
E alla nemica la fatal giornata6
Di Guastalla e d’Assietta ella rammenta
E l’ombra di Bellisle invendicata,
Che rabbiosa s’aggira e si lamenta 350In val di Susa e arretra per paura
Qualunque la vendetta ancor ritenta.
Mugge fra tanto tempestosa e scura
Da lontan l’onda della sarda Teti,
Scoglio7 del franco ardire e sepoltura. 355Mugge l’onda tirrena irrequïeti
Levando i flutti, e non aver si pente
Da pria sommersi i mal raccolti abeti8.
Mugge l’onda d’Atlante orribilmente,
Mugge l’onda britanna; e al suo muggito 360Rimormorar la baltica si sente.
Fin dall’estremo americano lito
↑E il campo ecc.: Virgilio En. VIII, 596: Quadrupedante putrem sonitu quatit ungula campum. Bardo della S. N. IV, 94: «Scalpita la sonante ugna il terreno».
↑la fatal giornata ecc.: «Nella battaglia che avvenne il giorno 19 di nov. dell’anno 1734 a Guastalla, i Francesi, in quell’anno medesimo già piú volte sconfitti dagli Austriaci, sarebbero stati messi novamente in rotta se non accorreva sul bel principio colla sua cavalleria il re di Sardegna Carlo Emmanuele, che sostenne l’azione e rintuzzò l’impeto dell’inimico. — Nel 1747 il cavaliere di Belle-Isle, fratello del maresciallo di questo nome, volendo segnalarsi con qualche grande impresa, tentò di penetrare in Italia per le Alpi dalla parte di Susa. Ma giunto al passo dell’Assietta si incontrò ne’ Piemontesi che lo attendevano, difesi da altissime e ben munite trincee. La pugna fu micidiale e disperata; i Piemontesi, quantunque minori di numero, avevano il vantaggio del luogo, e per ben due ore fecero macello dei Francesi a’ quali soprastavano. Il cavaliere di Belle-Isle diede non ordinarie prove di valore, e finalmente ricovette l’ultimo colpo, gloriosa magis morte occumbens (dice negli aurei suoi CommentariiCastruccio Bonamici) quam quae prudentem deceret ducem». Mt.