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CANTO TERZO 91

     Faratti, il padre ti rammenta, o figlio:
     Ma serba a chi l’uccide il tuo perdono.
Questi accenti parea, questo consiglio
     230Profferir l’infelice, e chete intanto
     Gli discorrean le lagrime dal ciglio.
Piangean tutti d’intorno; e dall’un canto
     Le fiere guardie impietosite anch’esse
     Sciogliean, poggiate sulle lance, il pianto.
235Cotai sul vaso acerbi fatti impresse
     L’artefice divino; e, se vietato1,
     Se conteso il dolor non gliel avesse,
Il resto de’ tuoi casi effigïato
     V’avria pur anco, o re tradito, e degno
     240Di miglior scettro e di piú giusto fato.
E ben lo cominciò: ma l’alto sdegno
     Quel lavoro interruppe, e alla pietate
     Cesse alfin l’arte ed all’orror l’ingegno.
Poiché, di doglia piene e d’onestate2,
     245Si fur l’alme due dive a quel feroce
     Spettacolo di sangue approssimate,
Sul petto delle man fêro una croce;
     E, sull’illustre estinto il guardo fise,
     Senza moto restârsi e senza voce,
250Pallide e smorte come due recise
     Caste viole o due ligustri occulti
     Cui né l’aura né l’alba ancor sorrise.
Poi con lagrime rotte da’ singulti
     Baciâr l’augusta fronte, e ne serraro
     255Gli occhi nel sonno del Signor sepulti;
Ed, il corpo composto amato e caro,
     Vi pregâr sopra l’eterno riposo,
     Disser l’ultimo vale, e sospiraro.
E quindi in riverente atto pietoso
     260Il sacro sangue, di che tutto orrendo
     Era intorno il terreno abbominoso,
Nell’auree tazze accolsero piangendo;
     Ed ai quattro guerrier vestiti a bruno
     Le presentâr spumanti; una dicendo:
265Sorga da questo sangue un qualcheduno3

  1. e, se vietato ecc.: Cosí Dedalo, presso Virgilio [En. VI, 30], non può, pel dolore, scolpire su le porte del tempio di Febo in Cuma il tristo fatto di suo figlio Icaro: Tu quoque magnam Partem opere in tanto, sineret dolor, Icare, haberes. Bis conatus erat casus effingere in auro: Bis patriae cecidere manus. Cfr. la nota al v. 97, p. 34.
  2. onestate: decoro.
  3. Sorga ecc.: Virgilio En. IV, 625: Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor, Qui face Dardanidos ferroque sequare colonos... Li-