Mentre tormenta languido sirocco gli assetati
Caprifichi che ondeggiano su i gran massi quadrati Verdi tra il cielo e il mar,
Su i gran massi cui vigile il mercator tirreno
Saliva, le fenicie rosse vele nel seno 90Azzurro ad aspettar?
Ricordi Populonia, e Roselle, e la fiera
Torre di Donoratico a la cui porta nera Conte Ugolin bussò
Con lo scudo e con l’aquile a la Meloria infrante,
Il grand’ elmo togliendosi da la fronte che Dante 96Ne l’inferno ammirò?
Or (dolce a la memoria) una quercia su ’l ponte
Levatoio verdeggia e bisbiglia, e del conte Novella il cacciator
Quando al purpureo vespero su la bertesca infida
I falchetti famelici empiono il ciel di strida 102E il can guarda al clamor.
Là tu crescesti, o sacro destrier de gl’ inni, meco;
E la pietra pelasgica ed il tirreno speco Fûro il mio solo altar;
E con me nel silenzio meridïan fulgente
I lucumoni e gli àuguri de la mia prima gente 108Veníano a conversar.