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420 giambi ed epodi


VII.

HEU PUDOR!


I.


Mènte chi dice ch’ove il core avvampa,
Secondi l’aura de l’acceso ingegno.
Avrei ben io d’infame eterna stampa
4Segnato in fronte questo gregge indegno.

Feroce forse come il tuo m’accampa,
Dante padre, nel cuore odio e disdegno;
Ma chiusa rugge la vorace vampa
8Me distruggendo, e mai non giunge al segno.

Altri laghi di pegola, addensata
Di serpenti di mostri e dimon duri
11Altra e duplice bolgia avrei scavata;

E v’avrei co’ suoi monti e co’ suoi muri,
Come uno straccio lurido, gettata
14Questa terra di Fucci e di Bonturi.11