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     O come7, abbandonate le case e la terra paterna,
seguendo Anfitrïóne possente guerriero, la figlia
d’Elettrïóne venne, pastore di popoli, a Tebe.
Essa brillava su tutta la molle feminea stirpe,
5di forma, di statura fra quante mortali ai Celesti
diedero figlie, nessuna con lei contendeva di senno:
a lei dal capo giú, dalla chioma cerulëa bruna,
spirava un’aura, come da Cípride. l’aurëa Diva.
E tanto ella in cuor suo venerava lo sposo diletto,
10quanto nessuna mai l’onorò delle tenere donne,
sebbene ucciso il padre le aveva, ché in pugna lo vinse,
ch’era adirato pei bovi. Fuggiasco dal suolo paterno,
a Tebe venne, e volse la prece ai Cadmèi valorosi.
E can la casta sposa quivi egli abitava, ma privo
15del genïale amore: ché ascendere il letto d’Alcmèna
dai bei malleoli, gli era conteso, se pria non avesse
tratta vendetta dello sterminio dei prodi fratelli
della sua sposa, ed arse coi fuoco che tutto distrugge,
dei Telebòi, dei Tasi, prodissimi eroi, le borgate.
20Tale il destino suo: ne furon gli Dei testimoni.
Ed ei, l’ira dei Numi temendo, a compir s’affrettava,
quanto poteva piú, la gran gesta prescritta da Giove.
Ed i Beoti con lui, bramosi di pugne e di zuffe,
usi a sferzare cavalli, terribili sotto i palvesi,