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LA TEOGONIA


Della Teogonia, i lettori moderni, e siano pur cultissimi, in genere conoscono la sola titanomachia, perché fu tradotta dal giovinetto Leopardi. E se qualcuno si cimenta a leggere per intero il poemetto, o in una versione, o nel testo, senza una attenzione e una preparazione speciali, facilmente può essere indotto a credere che quel brano sia l’unico veramente artistico e degno d’esser conosciuto; e il resto, zavorra.

Ma non è cosí. Molti e molti altri brani assurgono con ala sicura alla sfera della poesia. Se non che, sono sparpagliati qua e là; e fra l’uno e l’altro intercedono lunghi brani di aride e talora aridissime genealogie, che, intersecando il complesso per ogni verso, lo indeboliscono, lo mortificano, e, facendo perdere il filo ogni momento, impediscono una lettura continuata, e lasciano appunto l’impressione che la Teogonia sia la fredda compilazione d’un mestierante.

Impressione non priva di ogni fondamento, ma, anch’essa, sostanzialmente falsa. E il lettore che voglia sostituirla con un’altra piú esatta, deve sottoporsi a una duplice fatica. Prima, fare astrazione dai brani di schematiche genealogie (cosí