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12 ESIODO 160-192

160che prima della nostra vivea su l’intermine terra.
E questi, anche, la Guerra maligna e la Rissa odïosa
strussero, alcuni sotto le porte settemplici, nella
terra di Cadmo, mentre pugnavan pei greggi d’Edipo;
ed altri, entro le navi, sui gorghi infiniti del mare,
165quando li addussero a Troia, per Elena chioma fiorente.
Il fine allora qui li strinse funesto di morte;
e Giove padre, figlio di Crono, dagli uomini lungi
vita e soggiorno a loro concesse, ai confin’ della terra,
dagli Immortali lungi. È Crono fra loro sovrano.
170Ed abitan costoro, con l’animo sgombro di cruccio,
avventurati Eroi, dei Beati nell’isole, presso
ai vortici profondi d’Ocèano; e ad essi la terra
offre, tre volte all’anno, soavi, di miele, i suoi frutti.
     Deh, fra la quinta stirpe non fossi mai nato, ma prima
175io fossi morto, oppure piú tardi venuto alla luce!
Poiché di ferro è questa progenie. Né tregua un sol giorno
avrà mai dal travaglio, dal pianto, dall’esser distrutta
e giorno e notte; e pene crudeli gli Dei ci daranno.
Pur tuttavia, coi mali commisto sarà qualche bene.
180E poi, questa progenie sarà sterminata da Giove,
quando nascendo i pargoli avranno già grige le tempie2.
Né stretti i figli piú col padre, né il padre coi figli
sarà: l’ospite all’ospite avverso, l’amico all’amico;
né, come un giorno, amici saranno fra loro i fratelli:
185il figlio oltraggerà, come invecchino, i suoi genitori,
farà rampogna ad essi, berciando con dure parole.
Stolti! Né san che gli Dei vedon tutto. Né ai vecchi parenti
che li han cresciuti bimbi, provvedono a dare il ricambio.
Il dritto, della forza sarà: le città l’un dell’altro
190porranno a sacco: piú la bontà, l’equità, la parola,
non avran pregio, e stima piuttosto godrà chi soverchia,
chi male adopra: ognuno giustizia farà di sua mano;