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Torvo così dal Senegallo sbuca
L’ippopotamo, e con l’informe zampa
De l’estuosa zona occupa il lido.
Guarda vertebre immani! e sono avanzi:
Si smisurata la balena rompe,
Ne la polar contrada, i ghiacci irsuti!
È spoglia, non temer, se la trisulca
Lingua dardeggia, e se minaccia il salto
La maculata vipera e i colubri,
Che accesi solcan infocate arene.
Qui, minor di sua fama, il voi raccoglie
Il drago: qui il terror del Nilo stende,
Per sette e sette braccia il sozzo corpo;
Qui, dal sonante strascino tradito,
Il crotalo implacabile, qui l’aspe;
E tutti i mostri suoi l’Africa manda.
Chi è costui, che d’alti pensier pieno,
Tanta filosofia porta nel volto?
È il divin Galileo, che primo infranse
L’idolo antico: e con periglio trasse
A la nativa libertà le menti:
Novi occhi pose in fronte all’uomo; Giove
Cinse di stelle; e fatta accusa al sole
Di corruttibil tempra il locò poi,
Alto compenso! sopra immobil trono.
L’altro, che sorge a lui rimpetto, in vesta
Umil ravvolto e con dimessa fronte,