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II

Si trovano riuniti, per la prima volta, nella seconda parte di questo volume, poemetti e rime varie sulla cui attribuzione lungamente si è discusso da oltre mezzo secolo.

Infatti, de L’Intelligenza è ritenuto comunemente autore Dino Compagni (l’infelice attribuzione a maestro Giandino fatta da V. Biagi fu subito confutata); della possibilitá che il Fiore fosse dovuto alla penna dell’Alighieri si fecero valorosi paladini Guido Mazzoni e Francesco D’Ovidio; e all’Alighieri il Salvadori sostenne che si debbano dare le 5 canzoni adespote del cod. Vat. 3793; e secondo diversi studiosi, tra cui lo stesso Salvadori, sono di Guido Cavalcanti i 61 sonetti costituenti un trattato d’Amore1.

Ebbene, dopo lunghi studi e pazienti confronti concettuali, stilistici e sintattici, io credo di poter affermare con piena sicurezza che l’autore delle opere sopraricordate (e del Detto d’Amore che giustamente2 è considerato gemello del Fiore ) è uno solo, e precisamente quel Lippo Pasci de’ Bardi di Firenze a cui il Vat. 3214 dá i quattro sonetti con cui la 2a parte del presente volume si apre.

Addurrò altrove le ragioni del mio saldo convincimento; qui voglio solo accennare a sagaci indagini critiche recenti che hanno giá persuaso molti a ritenere che le attribuzioni a Dante, al Cavalcanti e al Compagni non reggono. Scrive l’ultimo solerte editore de L’Intelligenza, il Mistruzzi (p ccxiv dell’Introduzione): «Insomma, per quanto ci si sforzi di trovare nel poemetto qualche tratto che ci lasci intravvedere la personalitá storica ed artistica del Compagni, non si viene a capo di nulla, perché le analogie di concetto e di locuzione, d’atteggiamento o di colorito che il Del Lungo credette notare anche con le rime non hanno maggior forza persuasiva di quelle avvertite per la Cronica ...

  1. Sulla tesi del Biagi, cfr. le osservazioni decisive del Torraca (Studi di storia letter.,t pp. 153-163) e del Debenedetti ( Giorn. stor. d. lett. ital., LXXVII, pp. 104 sgg.). I noti scritti del Mazzoni e del D’Ovidio sul Fiore leggonsi nella Miscellanea D’Ancona e nel Bull. d. Soc. dantesca ital., vol. 10° . Sulle ipotesi fatte dal Salvadori e sulle relative discussioni, cfr. il 10° voi. degli Studi danteschi diretti da M. Barbi.
  2. Lo hanno provato, tra gli altri, il Morpurgo e il Parodi.