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344 | poemetti allegorico-didascalici |
CCXXVI
[Liberazione di Bellaccoglienza.]
Quando ’l castello fu cosí imbrasciato
e che le guardie fur fuggite via,
allor sí v’entrò entro Cortesia,
4per la figliuola trar di quello stato.
E Franchezz’e Pietá da l’altro lato
sí andaron co llei in compagnia.
Cortesia sí le disse: «Figlia mia,
8molt’ho avuto di te il cuor crucciato,
ché stata se’ gran tempo impregionata.
La Gelosia aggi’ or mala ventura,
11quando tenuta t’ha tanto serrata.
Lo Schifo, e Vergogna con Paura
se son fuggiti, e la gol’ha tagliata
14Malabocca, per sua disavventura».226-14
CCXXVII
[Cortesia e Bellaccoglienza.]
«Figliuola mia, per Dio e per merzede,
aggie pietá di quel leal amante,
che per te ha sofferte pene tante
4che dir nol ti poria, in buona fede!
In nessun altro iddio che te non crede,
e tuttora a ciò è stato fermo e stante:
figliuola mia, or gli fa tal sembiante
8che sia certano di ciò ch’or non crede.»
Bellaccoglienza disse: «I’ gli abbandono
e me e ’l fiore e ciò ch’i’ ho ’n podere,
11e ched e’ prenda tutto quanto in dono.
Per altre volte avea alcun volere,
ma non era sí agiata com’or sono.
14Or ne può fare tutto ’l su’ piacere».