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il fiore 341

CCXX

[Venere e Vergogna.]

     Venusso, che d’assalire era presta,
sí comanda a ciascun ched e’ s’arrenda
o che la morte ciascheduno attenda,220-3
4ch’ell’ha la guarda lor tratutta presta.
E sí lor ha giurato per sua testa,
ched e’ non fia nessun che si difenda
ch’ella de la persona no gli affenda;
8e cosí ciaschedun si ammonesta.
     Vergogna sí respuose: «I’ non vi dotto.
Se nel castel non fosse se non io,
11non crederei che fosse per voi rotto.
Quando vi piace, intrate al lavorio.
Giá per minacce non mi ’ntrate sotto,
14né vo’ né que’ che d’amor si fa Dio».

CCXXI

[Venere, Vergogna e Paura.]

     Quando Venus intese che Vergogna
parlò sí arditamente contra lei,
sí gli ha giurato per tutti gli dei
4ch’ella le fará ancor grande vergogna;
e poi villanamente la rampogna,
dicendo: «Garza, poco pregerei
il mi’ brandon, sed i’ te non potrei
8farti ricoverare in una fogna.
     Giá tanto non se’ figlia di Ragione,
che sempre co’ figliuoi m’ha guerreggiato,
11ch’i’ non ti metta fuoco nel groppone».
Ed a Paura ancor da l’altro lato:
«Ben poco varrá vostra difensione,
14quand’i’ v’avrò il fornel ben riscaldato».