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332 | poemetti allegorico-didascalici |
CCII
L’Amante e Bellaccoglienza.
I’ le dissi: «Madonna, grazie rendo
a voi, quando voi prender le degnaste,202-2
che tanto forte me ne consolaste,
4ch’a pena mai maggiore gioia attendo,
e s’i’ l’ho mai, da voi aver l’attendo.
Sí ch’a me piace, se ciò che pigliaste,
o la persona mia ancora ingaggiaste
8o la vendeste: mai non vi contendo».
Quella mi disse: «Molto gran merzede;
di me, vi dico, fate ’l somigliante,
11ch’a bene e a onore i’ v’amo a fede».
Delle sue cose i’ non fu’ rifusante;
ma spesso falla ciò che ’l folle crede:
14cosí avvenne al buon di ser Durante.
CCIII
L’Amante e lo Schifo.
Quand’i’ vidi l’offerta che facea,
del fatto mi’ credett’esser certano:
allor sí volli al fior porre la mano,
4che molto ringrossato mi parea.
Lo Schifo sopra me forte correa
dicendo: «Tra’t’ addietro, mal villano,
che, se m’aiuti Iddio e San Germano,
8i’ non son or quel ch’i’ esser solea.
El diavol sí ti ci ha ora menato:
se mi trovasti a l’altra volta lento,
11or sie certan ch’i’ ti parrò cambiato.
Me’ ti varria che fossi a Benivento».
Allor al capezzal m’ebbe pigliato,
14e domandò chi era mi’ guarento.