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324 | poemetti allegorico-didascalici |
CLXXXVI
La Vecchia.
«Nel letto su’ si metta in braccio in braccio
co llui, insieme faccian lor diporto;
ma dica tuttor: ‘Lassa! crudel torto
4è questo che ’nverso il mi’ sire faccio’.
E nella gioia c’ha, gli metta impaccio,
sí ch’egli abbia paura e disconforto:
dicer li dee che sarebbe morto,
8sanz’averne rispetto, molt’avaccio,
se l’uon sapesse che fosse co llei:
‘Ed i’ lassa dolente, malaurata,
11so che vitiperata ne sarei,
e ch’i’ per man de’ mie’ sare’ ismembrata’.
E in questa paura il metterei,
14che da lui ne sarebbe piú amata.»
CLXXXVII
La Vecchia.
«Quand’a quel lavorio messi saranno,
ben saggiamente deggian operare,
e l’un attender e l’altro studiare,
4secondo ch’egli allor si sentiranno;
né sí non de’ parer lor giá affanno
di voler ben a modo mantacare,
ch’amendue insieme deggian affinare
8lor dilettanza; e dimorasse un anno!
E se la donna non v’ha dilettanza,
s’infinga in tutte guise che vi sia;187-10
11sí gline mostri molto gran sembianza:
istringal forte e bascil tuttavia;
e quando l’uom avrá sua dilettanza,
14sí paia ch’ella tramortita sia.»