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il fiore | 305 |
CXLVIII
La Vecchia.
«I’ era bella e giovane e folletta,
ma non era a la scuola de l’amore
istata; ma i’ so or ben per cuore
4la pratica la qual ti fie qui detta.
Usanza me n’ha fatta sí savietta,
ched i’ non dotterei nessun lettore
che di ciò mi facesse desinore,
8ma’ ched i’ fosse bella e giovanetta.
Chéd egli è tanto ched i’ non finai,
che la scienza i’ ho nel mi’ coraggio.
11Sed e’ ti piace, tu l’ascolterai,
ma i’ no l’ebbi sanza gran damaggio:
molta pen’e travaglio vi durai!
14Ma pure almen senn’ ho mess’en l’usaggio.»148-14
CXLIX
La Vecchia.
«Molti buon’uomini i’ ho giá ’ngannati,
quand’i’ gli tenni ne’ mi’ lacci presi:
ma prima fu’ ’ngannata tanti mesi
4che’ piú de’ mie’ sollazzi eran passati.
Cento milia cotanti e’ barattati
n’avrei, s’i’ a buonor gli avesse tesi,
e conti e cavalieri e gran borgesi,
8che molti fiorin d’oro m’avrian dati.
Ma quand’i’ me n’avvidi, egli era tardi,
chéd i’ era giá fuor di giovanezza,
11ed eranmi falliti i dolzi isguardi,
ché ’n sua balia mi tenea vecchiezza.
Or convien, figlia mia, che tu ti guardi
14che tu non ti conduchi a tale strezza.»