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CAPITOLO II.
Città di Sentino.
Volendo io parlare delle Città distrutte, che rimanevano nel Piceno Annonario, la prima a presentarmisi è Sentino, che fu la più celebre, e la più rinomata nella storia Romana. Della di lei esistenza siamo assicurati da Tito Livio, da Polibio, da Strabone, da Plinio, da Tolomeo, da Dione, da Servio, da Appiano Alessandrino, da Frontino ne’ suoi stratagemmi1, e da Balbo. I ruderi poi, e le molte anticaglie, che si sono ritrovate, e che tuttora si ritrovano nella contrada chiamata le Civite distante circa un miglio dall’inclita Città di Sassoferrato, ci dicono, che ivi essa rimaneva. I moderni antiquarj, cioè il Cluverio, Cellario, Ferrari, Boudrand, Paulo Merula, Leandro Alberti, Tiraboschi, Colucci, e Turchi concordamente convengono, e nel sito da me indicate la collocano. E come può farsi a meno di non ivi fissarla, quando e la tradizione, e le lapidi, nelle quali leggesi il nome della Città, questo ci dicono? Dopo Faleriona del Piceno, io non ho veduto altro luogo così abbondante di memorie, come quello, in cui rimaneva Sentino. I campi sotto seminati di pezzi di marmo, vi si veggono tronche colonne, e nel terreno del sig. Merolli osservai un Musaico, che rappresenta Apollo, che ha d’intorno i dodici segni dello Zodiaco, in mezzo a due alberi. A’ piedi rimane una donna gravida giacente per terra avente un serpente avvolto intorno al collo, che rappresenta la terra, ed intorno ad essa vi sono quattro piccole figure, che rappresentano le stagioni. I segni dello Zodiaco sono disposti in altra maniera, con cui noi ora li numeriamo, mentre sopra la testa della Primavera rimane l’Ariete, e seguono poscia con quest’ordine Saggittario, Libra, Scorpione, Capricorno, Aquario, Tauro, Pesci, Gemini, Cancro, Leone, Vergine. Questo fu venduto pel prezzo di mille, e cinquecento scudi al Principe Eugenio Ex Vice-Re d’Italia, ed un’altro, che rappre-
- ↑ Lib. 1. c. 8.