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ti, e perciò furono ringraziati: fama Picentium novorum sociorum indicio exorta est, Samnites arma, et rebellionem spectare, seque ab eis sollicitatos esse: Picentibus gratiæ actæ. I Romani dunque, a’ quali il nome de’ Galli era divenuto così odioso, perchè li fecero tanto sospirare, chiamarono col nome di Piceno quel tratto posseduto da’ Galli; e così la Gallia mutò nome, ed assunse quello di Piceno. Di fatti il breviatore di T. Livio parlando della Colonia, che i Romani condussero a Rimini1 disse: Picentibus victis pax data. Coloniae deductae Ariminum in Piceno, Beneventum in Samnio. Polibio ci notifica, che nell’anno 522 di Roma: M. Lepido Cons. C. Flaminius legem ad populum tulit, ut ea regio Galliae, quam Picenum vocant, unde Senones fuerunt expulsi, militibus Romanis divideretur. Eutropio parlando di Asdrubale2 asserisce, che: Asdrubal apud Senam Piceni Civitatem in insidias a consulibus compositas incidit. Orosio nel medesimo proposito dice: fuit hoc prœlio Pœnis Metaurus fl, ubi Asdrubal est victus, quasi Trasimenus lacus, et Sena Piceni Civitas quasi vicus ille Cannensis. Frontino colloca Sentino, Attidio, Tufico, Ostra, Alba fra le Città Picene. A torto dunque l’Ammiani3 calorosamente vuol sostenere, che fugati i Senoni la sua regione non si chiamò Piceno, ma Umbria, e che Fano non fu mai compreso nell’Agro Piceno. Fa trionfare l’Andreantonelli, mentre l’impugna, che nella storia di Ascoli disse: miror autem reperiri quosdam adeo perfrictæ frontis, ut vel armis quin etiam certare audeant, ne scilicet inter nostrates numerentur; ita Picenorum ipsis invisum nomen sthomacum movet: fortius vero hac de re dimicant Fanenses.
Ottaviano Augusto cambiò lo stato dell’Impero, e fece un nuovo riparto geografico dell’Italia, dividendola in undici Regioni, come ci accerta Plinio, il qua-