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CAPITOLO XIII.


Si ragiona de' Siculi, che fondarono le descritte Città


Plinio ci fa sapere, che la Gallia Togata fu abitata prima da’ Siculi, e da’ Liburtini, poscia dagli Umbri, quindi da’ Pelasgi, di poi dagli Etrusci, e finalmente da’ Galli Senoni. Ognuno dunque di questi popoli avrà fondata qualche Città. Si debbono però escludere i Liburni, perchè a’ tempi di Plinio in tutta l’Italia rimaneva in piedi la sola Città Picena di Truento1, la quale riconosceva per suoi autori questi popoli, come egli narra. Si debbono escludere i Pelasgi, perchè Dionisio di Alicarnasso2 ci accerta, che tutti i luoghi fondati da essi perirono dopo la loro partenza, e che rimase in piedi semplicemente Crotone, che poscia fu chiamato Cortona. Si debbono escludere i Galli, perchè Polibio ci assicura, che abitarono vicatim, et sine muris. Esclusi questi, non altri popoli rimangono per crederli autori di tali Città, che i Siculi, gli Umbri, e gli Etrusci. Di questi tre popoli chi sarà stato quello, che edificò le Città del Piceno Annonario? Io penso, che ognuno di questi ne edificò qualcuna: ma credo, che Sentino, Alba, e tutte quelle, che portano il nome greco, furono edificate da’ Siculi. Imperocchè siccome Ancona, che porta il nome greco, fu edificata da’ Siculi, come ce ne assicura Plinio, così si può credere, che riconoscano per loro autori questi popoli quelle, che hanno il nome greco. Nella lapide di Suasa, che riportai, si legge Suasa graecorum nata laborum, e l’Olivieri opinò, che Pesaro fu edificato da’ Siculi, perchè il nome è greco.

Potrebbe qui uno cercare da me chi furono questi Siculi? Contro mia voglia parlai di essi nel Plinio illustrato nella descrizione del Piceno, perchè non


  1. Lib. 3. c. 13.
  2. Lib. 2.