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dietro il vicolo detto l’Arco della Ciambella. E più innanzi il progetto segnerebbe la demolizione di gran parte del palazzo Della Valle e dell’intiero cortile, opera mirabile del cinquecento, e aprirebbe nel mezzo, manomettendolo, il palazzo Lovatti, che pur è opera attribuita a Leon Battista Alberti, mentre il piano regolatore ne taglierebbe un fianco soltanto, ricostruendo con uguale architettura il muro in ritiro.

Finalmente il ponte sul Tevere riuscirebbe di obliquità eccessiva rispetto alla corrente. Tuttociò contrasta assolutamente colle massime, che la Commissione dichiarò in principio doversi rispettare, nel concepire il piano regolatore della nostra città; e perciò essa non ha potuto trovare accettabile il progetto dei signori Marchesi e Bucciarelli. Vero è che essi, man mano che conoscevano le obiezioni, venivano presentando modificazioni al primo disegno; e così prima abbandonavano le gradinate di discesa dal Quirinale, accettavano la via Nazionale, qual’è, fino alla piazza del Plebiscito, o poi la volgevano sul fianco del palazzo Grazioli per giungere al Collegio Romano, e riprendere la loro linea; e in fine si appagavano anche di una semplice diramazione a partire dal giardino dietro il palazzo della Cancelleria, purché in linea retta verso l’immaginato luogo pel monumento a Vittorio Emanuele. Ma distrutto per opera loro il principale concetto di legare con una via retta la Reggia al supposto monumento, veniva meno ogni ragione di alterare, anche in minima parte, il piano regolatore ufficiale.