Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
82 | pensieri e discorsi |
Matrigna certo, non madre la dirai, e invano la chiamerai, molto gemendo„. Non aveva egli con queste parole appreso, fin da fanciullo, forse, a maledire la natura? Non discendono da queste parole i suoi rimproveri, tante volte poi ripetuti e in tante forme, a quella che “dei mortali È madre in parto ed in voler matrigna„? “O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni i figli tuoi?„ In questo libretto, forse, egli apprese a disprezzare la felicità umana: “Appena le hai ottenute, le prendi a noia, cercando sempre in cose nuove ciò stesso che ti deluse quando lo provasti, e ti lasciò avido e desideroso di meglio„. Da questo libretto forse egli apprese il presentimento di quel vano pentirsi, di quel volgersi indietro, quando la vecchiezza abbia inaridito le fonti del piacere, e siano “le pene Sempre maggiori e non più dato il bene„. Trovava egli infatti qua e là nel savio e pio libro: “Ti staranno avanti gli occhi le gioie della vita trascorse e ti trafiggeranno il memore cuore, come saette. Reo di lesa voluttà quegli che a sè fiero nemico si astenne dall’amore e dal vino, seguendo più gravi consigli„. E il Leopardi scrisse:
A me se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core
5E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
10Ma sconsolato, volgerommi indietro.