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72 | pensieri e discorsi |
fanciullezza. La sua fanciullezza appassì come un fiore insidiato da un baco segreto, senza nè esser colto nè allegare. Anche l’aspetto era, non si sapeva se di fanciullo o di vecchio: di giovane, non fu mai. Nè si sa, se di vecchio o di fanciullo fossero più certi suoi gusti, certe sue ripugnanze, certe sue ritrosie. Anche i suoi amori somigliano a quei grandi tuffi di sangue, che ognuno ha provati da ragazzo, quando il genio della specie dorme ancora o ha appena un occhiolino aperto. Lasciamo Aspasia all’ammirazione degli uomini fatti: Nerina e Silvia sono le fanciulle che si vedono lontano, dalla finestra del collegio, e si rivedono da presso, nella passeggiata, con un sussulto che rende immobili, con una vampa che agghiaccia. Non ebbe giovinezza, dunque, e il ricordo della sua prima età addolcì o amareggiò, non so bene, quasi per intero, la sua vita di poeta e di pensatore, come di tale che, studiando sempre sè stesso, e dalla sua esperienza e qualche volta dalla sua imaginazione prendendo gli argomenti de’ suoi giudizi, allargava sino alla storia del genere umano e dei popoli la conclusione che egli aveva presa intorno a sè stesso.
Né solo è vero quel che un nobilissimo pensatore scrisse di lui, che “il ricordare trascorsi, il rimpiangere perduti (i primi anni) fu l’unica sorgente della sua poesia„, ma altresì che della sua politica e della sua filosofia bisogna cercare la fonte in questo suo tempo migliore. Parrà strano a chi crede, come credono quasi tutti, a un mutamento radicale avvenuto nelle idee e nei sentimenti del Leopardi dopo il 17. Ma io penso che nella sua vita accadesse invece come un cataclisma intimo, che la spezzò in due. Tra le