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212 | pensieri e discorsi |
veduto contro sè queste eroiche schiere, e non abbiano, nella battaglia, udite le voci eroiche della nostra lingua; nè Latini, nè Tedeschi, nè Slavi, nè Finni; e no, gli Anglosassoni, non hanno sentito, nella nostra lingua, che parole amiche; e le camicie rosse non sono accorse là dove galoppava il Garibaldi boero, rifatto nell’Africa mandriano come era nelle Pampe d’America; e ora proprio l’Inghilterra vuol cancellare da un’isola italiana i segni della sua italianità, e sommuovere col piede il termine nazionale — che noi non coronavamo di memori fiori — ? Ma noi porremo, invece dell’umile termine ammuffito e corroso, noi porremo la statua di Dante anche là; come a Trento. Porremo anche là Dante, come a Trento, perchè tenga il posto finchè non ci vada, nei secoli o negli anni, tu, o Garibaldi! E intanto la lingua si purgherà delle traccie arabe, che offesero il delicato orecchio di Chamberlain... Del resto c’è dell’arabo anche nel vostro linguaggio, o messinesi. Messinesi, bombardati dai Borboni, messinesi elettori di Mazzini, non siete voi italiani?
IX.
Se tra un popolo grandissimo e potentissimo, come l’inglese, alligna meglio Kipling che Tolstoi; se un popolo, che fu il difensore della libertà e dell’indipendenza degli altri popoli, e si onorò sempre di combattere per il diritto contro la forza, se persino esso vuol ora conquistare e assorbire e annullare; possiamo noi che da quel popolo che fu più amico di tutti, ricevemmo l’ingiuria che non rice-