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capitolo terzo 151

gio per la casa d’Asburgo; l’altra catastrofe il Papato liberale poteva produrla, levando in fiamme i popoli italiani e mettendo a pericolo la dominazione austriaca nella penisola. E nessuno meglio del Metternich conosceva le condizioni morali e politiche d’Italia e degl’italiani, nessuno meglio di lui che fittissima manteneva, da un trentennio, dalla vetta delle Alpi al capo Passero, la rete delle sue spie e dei suoi agenti alti e bassi, vigilanti continuamente sui popoli e sui governi: nessuno più di lui che sapeva quanto l’austriaca dominazione fosse odiata di qua dalle Alpi, quanto attiva propaganda, quanto efficace preparazione avessero compiuta nella coscienza delle popolazioni italiche e la vecchia e sempre viva setta dei carbonari e la nuova, e per fascini ideali potentissima, della Giovane Italia e la letteratura patriottica, dalle Satire del Giusti e del Belli, ai Romanzi del D’Azeglio e del Guerrazzi; dalle Storie del Botta e del Colletta alle Tragedie del Niccolini e del Manzoni e alle Liriche del Leopardi; dal Primato e dai Prolegomeni del Gioberti alle Poesie vernacole del Porta e del Brofferio; dalle Mie prigioni del Pellico e all'Antologia del Viesseux ai Libri del Durando e del Balbo; nessuno più di lui, che sentiva nell’iutimo dell’animo suo, che comprendeva, con la fine penetrazione del suo alto intelletto, come quel grido, che echeggiava ormai da un capo all’altro della penisola, Viva Pio IX, altro non significasse che: Viva l’Italia! Fuori lo straniero!1

Appunto perchè egli sapeva che la materia combustibile era accumulata, accatastata in Italia, appunto per questo temeva qualunque solfanello; figurarsi poi la fiaccola che gli minacciava l’incendio dal Vaticano!

Che il Principe di Metternich quindi si spaventasse, che egli adoperasse tutte le vecchie arti, tutti i raggiri e i sotterfugi della sua scaltrita politica per attraversare l’opera riformatrice del nuovo Papa, è oggi provato ad esuberanza da tale un complesso di irrefiutabili documenti che si può dire che la dimostrazione sia di precisione rigidamente matematica.

Ma, se le prove fossero scarse e deficienti, la storia potrebbe ritenere quella politica come ugualmente provata e dimostrata,

  1. Henry Martin, Daniele Manin, Paris, Furnest et C, 1859, lib I, pag. 22, esprime lo stesso pensiero.