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ai lettori 7

rivelante impunitario e del giudice processante da un lato e le astuzie degli imputati dall’altro, in cui spesseggiano gli incidenti paurosi e commoventi e gli episodi comici, la veemenza delle passioni politiche e le tresche di femmine da conio: insomma un dramma alla Shakespeare, scritto dalla Storia.

Questo libro, dunque, ha in sè e potrà avere per i lettori - se io, nello svolgimento, per mia inettitudine, non l’ho sciupato - tutte le attrattive di un grande romanzo, senza cessare un solo momento dall’essere corroborato coi documenti della critica storica piú severa e piú rigorosa.

Ammiratore caldissimo del poderoso, versatilissimo e veramente italiano ingegno di Pellegrino Rossi, io non porterò, pur tuttavia, nell’opera mia nessun preconcetto, nessuna passione di parte, e, perciò, nessuna considerazione subiettiva, nessuna vuota declamazione, nessuna postuma recriminazione.

A cinquant’anni di distanza dai fatti lo storico non ha soltanto il diritto, ma ha lo stretto e assoluto dovere di essere puramente e semplicemente obiettivo: egli deve considerare i fatti nel tempo e nello spazio in cui avvennero e studiando, con la spassionatezza dello scienziato, le cagioni che li produssero, deve ricercare quelle cause nelle condizioni psicologiche in cui si trovavano gli uomini che a quei fatti diedero impulso e movimento, nelle condizioni atmosferiche del clima storico in cui quegli uomini vivevano, si agitavano e operavano.

Questo metodo, insegnato e seguito da grandi maestri, e che ad altri, forse, potrà non piacere, e che potrà, forse, essere anche un metodo sbagliato, è quello che io credo e riconosco vero ed è quello cui sempre mi sono inspirato e nei miei modesti scritti storici e nel mio insegnamento: questo metodo, dunque, ho adoperato nel presente volume,