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suggerito dall’ambiente (odori, sole, membra, letto), il complesso dell’infanzia e a questo proposito si pensa il sentenzioso finale.

Anche dell’eremita del Primo Paesaggio dicevo che faceva una cosa e un’altra e la novità sui Mari era che questi fatti avevano rapporti fantastici oggettivi. Con l’io di Gente Spaesata soltanto comincio a dire che si pensa un complesso fantastico, e questo pensare è materia del racconto.

Nasce quindi dall’io personaggio l’immagine-racconto (cfr. anzi l’io fanciullo dei Mari che nel suo poco è già persona di cui si dice meno quello che fa che non ciò che pensa). Questo è il punto: l’io nascosto del Dio caprone, l’io di Mania di solitudine, l’io di Pensieri di Dina lo confermano: l’io che racconta il suo pensare ha creato il metodo delle successive poesie in terza persona dove l’argomento non è piú ciò che il personaggio fa, ma ciò che pensa. La poesia d’ora in poi dice del personaggio il complesso fantastico a lui interiore. E che il secco pensare sia diventato dall’eremita in poi lussureggiare di sensazioni non ha importanza specifica.

Sbagliavo nel Mestiere del poeta affermando che con l’eremita ho fatto argomento del racconto l’immagine: con l’eremita ho la prima volta goduto di sensazioni e loro rapporti, però l’argomento erano ancora i fatti.

Cosí, intravisto il momento evolutivo, è chiaro perché mi paresse di dover parlare di un compromesso. Se l’immagine-racconto è nata empiricamente dalla situazione di un io che racconta i suoi fatti sotto forma di pensieri ( = immagini), le poesie oggettive, in terza persona, sono una ordinaria trasposizione in terza persona della secolare tecnica introspettiva. Per accorta o trasecolante che sia l’evocazione dei vari complessi fantastici (le immagini-racconto) ecco che si chiarisce come il soggetto non sia il processo logico-fantastico di una mente, ma sempre ancora ciò che quella mente pensa e sente. Non lo stile, ma il contenuto. Che è conclusione tanto ordinaria, da sembrare stupida.

Siamo chiarissimi: per ottenere un vero racconto del pensare dovrei evocare il complesso interiore di un tale che medita sopra i propri modi di pensare. E non pare un grande soggetto.

La verità del motto «Rinunciate alla terra e la terra vi sarà data per soprammercato» consiste in ciò: che avendo rinunciato a