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2 novembre.

Non bastano le disgrazie a fare di un fesso una persona intelligente.

Sapienza di Dante nel punire avari e prodighi insieme: soltanto i prodighi sono avari veramente, e soffrono a spendere. L’avaro si sente prodigo e il prodigo avaro, e se ne tormenta. Chi si sente avaro, per il terrore di cosí sordido contegno diventa prodigo. E viceversa.

3 novembre.

Tutti sappiamo fare dei pensieri cattivi, molto raramente delle cattive azioni. Tutti sappiamo fare delle buone azioni, ma buoni pensieri pochi. (Cfr. 20 giugno ’38).

È piú forte il rispetto umano che la coscienza. Chi non preferisce cedere alla piú abbietta tentazione dentro di sé, consentire, piuttosto che compiere magari innocentemente un’azione abbietta quando, beninteso, sia impossibile scolparsi?

4 novembre.

Siccome tutti gli stati passionali hanno un loro chimismo deterministico che trasporta per gioco di causa-effetto a situazioni esasperanti subite e contraddittorie e fintamente create da noi, bisognerà opporre a ogni compiacenza passionale una dura volontà di estirpamento — come un rullo compressore sull’erba — che ignori ogni deviazione e si compiaccia di sé. Voluttà per voluttà è altrettanto ricca questa quanto la dispersione, e molto piú sana. Il piacere di spezzare ogni catena deterministica di gioie od esasperazioni, per sé solo.

La sua stessa esclusività e monotonia renderà questo piacere volontario e non deterministico. O almeno, le sue cause saranno volute una volta per tutte e non subite d’ora in ora.