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anche da altri? Però, io che sono piuttosto gelosa di natura (e guai a me se avessi marito, chè la gelosia sarebbe il dolore della mia vita) ho delle massime tutte mie e quasi ridicole; ma non è certo ridicolo l’amore ch’io ti porto, e che vivrà sempre ardentissimo nel mio cuore.

Quanto mai sei buona, e quanto io ti ringrazio, di avermi dato le tue nuove, e quelle di Giacomo in momenti occupatissimi! Sebbene il ricevere tue caré lettere sia propriamente l’unica mia felicità in questa vita, pure devo pregarti a non prenderti fastidio per me quando non sei affatto libera; chè io non vorrei certo esserti di noia, nè vorrei che lo scrivere a me ti privasse di qualunque anche minimo piacere. Mia sola consolazione sarà di desiderare e d’aspettare lettere tue, di pensare a te, cui penso ogni momento, alla cara Nina, al giubilo che pure una volta proverei in questo mondo se io vi vedessi più realmente che in sogno, quale incanto sarebbe mai per me! Ridendo e saltando cominciai a leggere l’ultima tua, e la terminai col pianto, precisamente col pianto. Questa Russia mi fa disperare; ma lasciate, o mie care, che vada ancora dubitando sulla fine di tal progetto; io stimerò di perdervi affatto quando mi direte addio! noi partiamo! questo pensiero mi rende già infelicissima; figuratevi poi la realtà!

Ti prego dei miei complimenti ai tuoi Genitori, con i quali io mi rallegro dei plausi che ottiene la loro figlia, e di cui tanto più godranno quanto che è opera loro, chè io ho letto tuo

principal maestro essere stato tuo padre, non è


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